23 SETTEMBRE: Giornata Europea del Biologico
Il biologico ha una giornata europea dedicata, che si festeggia ogni anno il 23 settembre. Promossa da IFOAM OE, è stata istituita dalla Commissione europea per celebrare il settore, sensibilizzare sulle caratteristiche e sui benefici del bio e per valutare i progressi della transizione agroecologica verso l’obiettivo del raggiungimento del 25% di superficie coltivata a biologico entro il 2030.
La data non è casuale: il 23 settembre è stato scelto perché coincide con l’equinozio d’autunno, il momento in cui giorno e notte hanno indicativamente la stessa lunghezza, ricordando in questo modo l’equilibrio indispensabile quando si lavora con la natura.
Il biologico è parte della soluzione alle sfide che l’agricoltura europea deve affrontare oggi. È un settore caratterizzato da crescita e resilienza, con quasi 420.000 produttori biologici in tutta l’UE e vendite al dettaglio che raggiungono i 45 miliardi di euro nell’UE. L’agricoltura biologica è ben conosciuta dai consumatori dell’UE ed è l’unico sistema di produzione alimentare sostenibile legalmente definito e certificato. In quanto tale, il Green Deal europeo riconosce all’agricoltura biologica un ruolo importante nella transizione verso un sistema alimentare sostenibile in Europa. Oltre ai benefici ambientali – come il potenziamento della biodiversità, il sequestro del carbonio e la promozione della salute del suolo – l’agricoltura biologica apporta sostanziali vantaggi socioeconomici come la rivitalizzazione delle economie rurali, la creazione di posti di lavoro e la promozione di stili di vita più sani. Ad esempio, la FAO ha confermato che uno spostamento del 10% della domanda dall’agricoltura convenzionale a quella biologica porterebbe a un saldo netto di quasi 44.000 posti di lavoro. Pertanto, oltre ai comprovati benefici ambientali, il biologico ha anche il potenziale per stimolare l’occupazione nelle zone rurali, contribuendo a rivitalizzarne le economie in tutta Europa. Economie rurali più solide si tradurranno in una maggiore sicurezza alimentare, proteggendo l’Europa dagli shock geopolitici che incidono sulla domanda e sull’offerta alimentare.