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La roadmap della Commissione Europea per lo sviluppo dell’agricoltura biologica

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Associazione Nazionale delle Imprese di Trasformazione e Distribuzione dei Prodotti Biologici
sulla Roadmap progettata dalla Commissione Europea per elaborare un nuovo piano d’azione per lo sviluppo dell’agricoltura biologica

Il 20 maggio 2020 la Commissione europea ha adottato due strategie nell’ambito del Green Deal europeo: “Farm to Fork e Biodiversity strategies”. La strategia Farm to Fork mira a promuovere un sistema alimentare sano e rispettoso degli equilibri ecologici, la strategia sulla biodiversità lavora per arrestare la perdita di biodiversità, che ha subito e sta subendo una sostanziale accelerazione nel corso degli ultimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione ha proposto di istituire un piano d’azione (roadmap) che possa accompagnare il settore in questo percorso per consentire il raggiungimento degli obiettivi preposti.

AssoBio, accogliendo con favore la possibilità di poter commentare il piano d’azione di cui sopra, che ci si auspica possa contribuire a raggiungere in maniere efficiente gli obiettivi previsti dal Green Deal Europeo, ha espresso la propria posizione con le seguenti osservazioni.

Agricoltura e allevamento biologici sono la risposta che, dal 1991, l’Ue ha messo in campo per una transizione ecologica del proprio sistema agricolo e alimentare anticipando gli obiettivi degli studi scientifici pubblicati e le raccomandazioni degli scienziati[1].

La diversificazione colturale, la limitazione al minimo dell’uso di risorse non rinnovabili, l’obbligo delle rotazioni e la piena integrazione con forme di allevamento estensivo, il puntare a sistemi di economia circolare per mangimi e deiezioni, la fertilizzazione attraverso l’ecosistema del suolo anziché mediante l’apporto di fertilizzanti solubili, il mancato ricorso a pesticidi chimici di sintesi  e all’uso sistematico di farmaci negli allevamenti, fanno del biologico il modello agricolo ideale per attuare i principi dell’agro-ecologia e sostenere un sistema alimentare virtuoso e sono del tutto in linea con la strategia Farm to Fork.

Inoltre, l’agricoltura biologica, non è la più efficiente solo in termini di requisiti ambientali, ma anche dal punto di vista economico[2], quindi l’obiettivo di raggiungere una quota minima del 25% della superficie agricola europea entro i prossimi dieci anni è ambizioso, ma necessario sia per salvaguardare l’ecosistema del continente, sia per avvicinarsi all’obiettivo della neutralità climatica che per salvaguardare il reddito degli agricoltori e sostenere lo sviluppo delle aree rurali.

Riteniamo che l’obiettivo sia più agevolmente raggiungibile prestando attenzione ai punti di seguito elencati, il cui sviluppo andrà monitorato e sottoposto a rivalutazioni in corso d’opera:

 

  • Obiettivi e articolazione

Il piano d’azione europeo dovrebbe prevedere obiettivi quantitativi e temporali e dovrebbe essere sostenuto da un appropriato budget dedicato. Dovrebbe richiedere ai Paesi membri di adottare il medesimo criterio, indicando chiari obiettivi qualitativi e quantitativi a livello nazionale, con il relativo cronoprogramma; l’integrazione nei Piani strategici nazionali nell’ambito della PAC dovrebbe costituire un requisito obbligatorio per la loro approvazione. Dovrebbe essere garantita una dotazione finanziaria non inferiore al target del 25% destinata ad azioni ambientali, sul clima e sul benessere degli animali, al sostegno alla conversione e al mantenimento del metodo biologico. Gli obiettivi dei diversi piani dovrebbero includere l’incremento delle superfici biologiche e del numero degli agricoltori.

 

  • Equilibrio delle storture del mercato

Il prezzo dei prodotti alimentari è solo apparentemente più economico[3], dato che la

produzione agroalimentare esternalizza i costi ambientali, che la collettività è costretta comunque a coprire attraverso la fiscalità generale. Questo comporta una distorsione del mercato e una forma di concorrenza sleale a danno della produzione agro-ecologica e sostenibile, rendendo meno accessibili i suoi prodotti alle fasce di consumatori meno abbienti. Riteniamo che lo strumento proposto dalla Commissione del ricorso alla leva fiscale, introducendo un’imposta sui pesticidi più impattanti e/o riducendo per i prodotti con il logo biologico UE l’aliquota IVA o eliminandola per talune categorie, porterebbe alla riduzione dei prezzi di vendita, ampliando la platea dei consumatori e in una spirale virtuosa incentivando la conversione delle aziende, accelerando al tempo stesso il raggiungimento dell’obiettivo.

 

  • Acquisti pubblici

Rendere effettivamente “Green” il Public Procurement, prevedendo nei contratti d’appalto per la fornitura di pasti o di derrate alimentari una quota di prodotti biologici che non sia inferiore al 25% in termini di peso. Ciò da un lato incentiverebbe la conversione delle aziende agricole che conterebbero su una nuova domanda diretta da parte delle pubbliche amministrazioni e da parte dell’industria di trasformazione alimentare, dall’altro consentirebbe alle aziende di programmare nel modo migliore le produzioni, di ridurre i costi commerciali e i rischi connessi, portando a una graduale riduzione dei costi, senza dimenticare il positivo effetto promozionale che avrebbe tale riconoscimento da parte delle pubbliche amministrazioni.

 

  • Sostenere l’aggregazione e il networking delle aziende biologiche

Nei Paesi in cui l’agricoltura biologica è più sviluppata operano organizzazioni di rappresentanza del settore biologico  forti, ben organizzate e credibili, in grado di raccogliere le istanze degli operatori biologici e di farsene portavoce più di quanto non possano fare le organizzazioni generaliste, i cui obiettivi, per definizione, sono quelli della loro attuale base sociale, mentre l’obiettivo di Farm to Fork è favorire un nuovo approccio alla produzione agroalimentare e un cambio di passo.

Va quindi favorita la capacity building delle ONG del settore, sostenendo i loro migliori progetti per lo sviluppo della produzione e della conoscenza nel e sul settore, per accordi interprofessionali e di filiera. Va determinata una quota minima del bilancio annuale per le politiche di promozione della UE da destinarsi ad azioni sull’agricoltura biologica.

 

  • Sistema della conoscenza, Ricerca e sviluppo

Un aumento delle superfici biologiche, con il relativo aumento del numero di operatori, comporterà la necessità di consulenza tecnica e formazione specialistica: non si può pensare che gli attuali percorsi di formazione scolastica, basati sulle tecniche che si intendono sostituire con quelle biologiche, siano in grado di affiancare le aziende, fornendo assistenza qualificata a nuove domande, ne si può contare sulle professionalità a disposizione presso le aziende fornitrici di mezzi tecnici: deve trattarsi di consulenza indipendente.

Se l’obiettivo è il 25%, anche il 25% delle risorse per la ricerca in agricoltura deve essere destinato alle pratiche agro-ecologiche e biologiche, che possono rivelarsi utili per l’intero settore agricolo (mentre non è vero il contrario).

Va quindi incentivato lo studio dell’agricoltura e dell’allevamento biologico nelle università, negli istituti tecnici e in quelli professionali. Va investito anche nella ricerca sull’innovazione del metodo biologico, nel rispetto dei suoi principi e della strategia Farm to Fork, intervenendo nell’area dei mezzi tecnici, delle razze animali, delle sementi, nella semplificazione della registrazione dei prodotti fitosanitari, anche favorendo il networking in presenza e da remoto Andrà tenuto presente che con l’aumento delle superfici condotte con metodo biologico e del numero di imprese, può diventare significativo il problema delle cross contaminazioni da deriva e delle contaminazioni ambientali di fondo, che sarà necessario affrontare dal punto di vista regolatorio, necessariamente a livello dell’Unione e non dei singoli Stati membri, per salvaguardare il mercato unico, attuando il principio sin qui solo enunciato di “chi inquina paga”.

[1] “An agroecological Europe in 2050: multifunctional agriculture for healthy eating”, IDDRI, Agence nationale de la recherché, https://www.iddri.org/en/publications-and-events/study/agroecological-europe-2050-multifunctional-agriculture-healthy-eating

“Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems”, https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)31788-4/fulltext

 

[2] Les performances économiques et environnementales de l’agroécologie”, France Stratégie, Commissariat général à la stratégie et à la prospective, https://www.strategie.gouv.fr/sites/strategie.gouv.fr/files/atoms/files/fs-2020-na-94-agroecologie-aout.pdf

[3] How much is the dish?–Was kosten unsLebensmittel wirklich?”, https://orgprints.org/36212/1/Beitrag_288_final_a.pdf

 

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